Patrimonio bibliografico della Biblioteca di Farfa
RIEPILOGO DELLE DOTAZIONI
Dotazione complessiva: circa 50.000 volumi
Fondo storico: circa 8.000 volumi
Fondo manoscritti: 350 in volumi, 234 sciolti
Incunaboli: 46
Cinquecentine: 581
Opuscoli: 2198
Periodici italiani e stranieri: circa 200 titoli
TIPOLOGIA DI CATALOGO
Inventario informatizzato per il fondo contemporaneo
Catologo informatizzato per il fondo manoscritti
PATRIMONIO MANOSCRITTO DELLA BIBLIOTECA DI FARFA
Il patrimonio manoscritto della Biblioteca assomma attualmente a circa 450 volumi (secc. X-XX), circa 200 dei quali di carattere archivistico; a questi si aggiungono circa 270 pergamene datate tra i secoli XII e XVIII.
La raccolta include un gruppo di codici di sicura origine farfense, consistente in repertori liturgici e cronache del monastero prodotte fra i secoli XVII e XVIII o loro copie tardive; tra queste è la copia degli Annales sacri et imperialis Monasterii farfensis redatta dal monaco Gregorio Urbano negli anni 1643-46 per l'abate Gregorio Coppini1 e a lui dedicata (ms. AF.289) - una seconda copia dell'opera, sempre di mano del monaco ma di diversa destinazione, è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Roma (ms. Farfense 31), interrotta come la prima alla morte del compilatore ma, a differenza di questa, parzialmente integrata con interventi successivi proseguiti fino al secolo XIX ineunte.
La biblioteca possiede inoltre 17 manoscritti medievali datati tra il secolo XI e il XV, dei quali l'unico ritenuto "autoctono" farfense è l'elegante salterio-innario-collettario decorato segnato AF. 281. Questo è sopravvissuto al furto avvenuto nel 1972, allorché all'abbazia ignoti sottrassero un piccolo gruppo di incunaboli e manoscritti medievali, fra cui la Summa magistri Goffridi super Decretales Gregorii IX e la Panormia di Ivo di Chartres oggi conservati anch'essi in biblioteca.
Il gruppo dei manoscritti medievali si arricchisce con i 7 protocolli notarili (segnature AG. 311-317) contenenti documenti rogati nei secoli XIV-XV, il cui esponente più noto alla comunità degli studiosi è il Regesto dell'abate Alardo (ms. AG.311), datato agli anni 1359-1375.
Ci sono inoltre i 50 frammenti pergamenacei (secc. XI-XVIII), tratti in parte dalle legature di codici farfensi restaurati e in parte di provenienza non nota, che sono stati esaminati recentemente dalla studiosa americana Susan Boynton e, peraltro, catalogati in seguito, in occasione della recente campagna di catalogazione promossa dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico e per le Informazioni bibliografiche (ICCU).
Ai secoli XV-XVIII appartengono i manoscritti ceduti a suo tempo dal Comune di Fara Sabina, che aveva raccolto i fondi dei conventi francescani di Nazzano, Civita Castellana e Soriano in seguito alla loro soppressione per poi donarli all'abbazia negli anni '30 del secolo scorso. Si tratta per lo più di manoscritti di argomento filosofico, teologico e spirituale.
Risalgono infine ai secoli XVIII-XIX (1727-1877) il gruppo di libri di messe (31) e libri mastri (4) provenienti dal convento di San Francesco di Nazzano e ai secoli XV-XVIII un nucleo di circa 25 cosiddetti "corali".
FONDO CREMONESI
Oltre al patrimonio librario di proprietà statale, la biblioteca ospita nella sala riviste il fondo Cremonesi costituito da circa 2.000 volumi che vanno dal XV al XX sec.. Il fondo, appartenente alla omonima Fondazione, proprietaria anche del borgo di Farfa, è costituito dai volumi della la biblioteca di Filippo Cremonesi, senatore e governatore di Roma durante il periodo fascista. La sezione, insieme con un gran numero di foto relative alle attività pubbliche e private del senatore, è a disposizione degli utenti grazie alla disponibilità della Fondazione Filippo Cremonmesi.